Quando Lubuntu non riconosce le porte USB sulla scheda PCMCIA: cause, errori e soluzioni pratiche

Chi utilizza vecchi portatili con Lubuntu 12.04 o distribuzioni leggere derivate da Ubuntu sa che, in alcuni casi, il riconoscimento delle porte USB montate su schede PCMCIA può generare errori durante l’avvio del sistema. Il problema si manifesta con messaggi come:

inserire chiavettaa in porta usb
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usb 5-1: device descriptor read/64, error -62

e con il mancato funzionamento delle periferiche collegate, come mouse o chiavette USB. Nel log di sistema ( dmesg ) si possono trovare anche riferimenti al modulo yenta_cardbus, responsabile della gestione delle interfacce PCMCIA. Questo tipo di errore non è raro nei notebook di generazioni precedenti, e deriva da una combinazione di fattori: compatibilità hardware limitata, caricamento incompleto dei moduli kernel, o impostazioni del driver non ottimali.

Capire l’origine del problema

Per comprendere cosa succede, bisogna ricordare che le schede PCMCIA o CardBus funzionano come “espansioni” esterne che aggiungono nuove porte al sistema, tra cui anche interfacce USB. Linux le gestisce tramite il modulo yenta_socket, che si occupa di comunicare con il controller della scheda e di inizializzare i dispositivi collegati.

Nel caso riportato da alcuni utenti di Lubuntu 12.04, il sistema non riesce a completare la lettura del device descriptor, ovvero l’identificativo del dispositivo USB. L’errore -62 segnala che la periferica non ha risposto correttamente al kernel durante la fase di enumerazione. In pratica, il computer “vede” la scheda PCMCIA, ma non riesce a stabilire un dialogo stabile con le porte USB collegate a essa.

Nel log del kernel compare inoltre la riga:

yenta_cardbus 0000:02:06.0: O2: enabling read prefetch/write burst. If you experience problems or performance issues, use the yenta_socket parameter 'o2_speedup=off'

che suggerisce la possibilità di modificare un parametro del driver, o2_speedup , per migliorare la compatibilità. Questo parametro serve a gestire il comportamento delle schede basate su controller O2Micro, molto diffusi nei vecchi portatili, ma può provocare instabilità in alcune configurazioni.

Le soluzioni possibili

Il primo passo è provare a modificare i parametri del modulo yenta_socket. Per farlo, è necessario intervenire sul file di configurazione del GRUB. Aprendo un terminale, si può digitare:

sudo nano /etc/default/grub

e individuare la riga:

GRUB_CMDLINE_LINUX_DEFAULT="quiet splash"

Alla fine della stringa si può aggiungere una delle due opzioni seguenti:

  • yenta_socket.o2_speedup=off

  • yenta_socket.o2_speedup=on

La prima disattiva l’ottimizzazione di lettura/scrittura che, in alcuni casi, causa problemi di comunicazione con le periferiche USB; la seconda la riattiva, nel caso opposto. Dopo aver salvato il file, è importante aggiornare GRUB:

sudo update-grub

e riavviare il sistema.

In molti casi, disattivare lo speedup ( off ) risolve il problema. Tuttavia, se la modifica non produce effetti, conviene anche verificare il caricamento dei moduli kernel. Con il comando:

lsmod | grep yenta

si può controllare che yenta_socket sia effettivamente in uso. In caso contrario, è possibile caricarlo manualmente con:

sudo modprobe yenta_socket

Un altro passaggio utile è assicurarsi che le periferiche USB non vengano collegate prima dell’avvio del sistema, ma solo dopo che il desktop è completamente caricato. Alcuni notebook più datati, infatti, inizializzano il controller PCMCIA solo in una fase avanzata del boot.

Se, nonostante tutto, l’errore persiste, è possibile che il problema sia legato alla versione del kernel di Lubuntu 12.04, ormai datata. In questo caso, un aggiornamento a una versione più recente — anche una distribuzione leggera come Xubuntu 18.04 o Linux Lite — può offrire driver più moderni e un supporto migliore per i vecchi controller PCMCIA.

Una soluzione che passa dalla comprensione

Questo tipo di errore, apparentemente tecnico e ostico, nasce in realtà da un conflitto tra hardware e software. Le vecchie schede PCMCIA, nate in un’epoca in cui il kernel Linux era meno compatibile con i chipset O2Micro e Ricoh, possono ancora funzionare, ma richiedono una configurazione manuale e qualche prova di pazienza.

La vera soluzione sta nel comprendere la logica con cui Linux gestisce i moduli kernel e i parametri di avvio: piccole modifiche mirate, come l’aggiunta di un parametro a GRUB o il caricamento di un modulo specifico, possono fare la differenza tra un sistema inutilizzabile e una macchina pienamente operativa.

Oggi molti utenti preferiscono sostituire questi vecchi notebook o affidarli a distribuzioni più recenti, ma anche su hardware datato Linux continua a dimostrare la sua forza: la capacità di essere configurabile, adattabile e, soprattutto, recuperabile.

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