Chi paga i danni per i disservizi che ha causato il down di AWS, la piattaforma cloud di proprietà di Amazon che ha fatto crollare i server e i siti web.
Amazon Web Services (AWS) ha subito nella giornata di oggi un’importante interruzione che ha bloccato servizi online, tra cui Amazon, Alexa, Snapchat, Fortnite, ChatGPT e altri. Si tratta forse di uno dei down peggiori di sempre, che ha messo offine server e siti web in tutto il mondo, facendo di fatto crollare l’Internet come non si vedeva da tempo oppure forse non si era mai visto. Non si conoscono ancora le cause del down.

In mattinata, veniva segnalato che diversi servizi sono “interessati” da problemi operativi e che l’azienda sta “indagando sull’aumento dei tassi di errore e delle latenze per diversi servizi AWS nella regione US-EAST-1”. In realtà, il problema non è assolutamente limitato a una sola zona degli USA, come indicato da questa nota, ma di fatto si tratta di un’interruzione che sin da questa mattina presto ha riguardato anche i servizi in altre regioni a livello globale.
Che cosa ha comportato il down di AWS nella giornata di oggi
Gli utenti su Reddit hanno immediatamente segnalato che l’assistente intelligente Alexa è inattivo e non è in grado di rispondere alle query o completare le richieste e, nella mia esperienza personale, ho appurato che alcuni siti web oppure app, come quella di Canva per l’editing online di immagini, sono inaccessibili e compare una schermata di errore 503, quindi di problematiche direttamente connesse ai server.

Sono già decine di migliaia poi le segnalazioni che sono arrivate su Downdetector, la piattaforma in cui vengono denunciati i disservizi delle Reti, non solo Internet. Dunque, il problema di AWS sembra avere ripercussioni anche sulle piattaforme in esecuzione sulla sua rete cloud, tra cui Perplexity, Airtable,il già citato Canva e l’app McDonald’s. Problemi anche per app di gaming che sono giocatissime in tutto il mondo. La causa dell’interruzione non è stata confermata in via ufficiale.
Le conseguenze economiche del black out di AWS: ma adesso chi paga i danni?
Viene comunque confermato che i problemi con la piattaforma AWS sono stati segnalati principalmente negli Stati Uniti orientali, mentre i clienti Amazon hanno segnalato in primo luogo problemi con i sistemi di pagamento del rivenditore e la maggior parte degli utenti di Snapchat non è riuscita ad accedere all’app mobile della piattaforma: si tratta di un danno che a livello economico è davvero difficilmente quantificabile.

Quanto accaduto dimostra la fragilità di un sistema di server basato in via quasi esclusiva su alcune piattaforme cloud di proprietà di multinazionali come Amazon. La domanda vera è a questo punto chiedersi chi pagherà per i danni subiti dagli utenti a causa di questi disservizi. La nostra dipendenza da queste piattaforme ha di certo un prezzo da pagare, ma ciò non toglie che chi usufruisce a livello globale di alcuni servizi non abbia alcun diritto a risarcimenti.