La nuova truffa su WhatsApp miete vittime, nessuno è più al sicuro: “Posso parlarti un attimo?” e tutti cascano nella trappola.
Dobbiamo essere sinceri, quante volte capita che leggiamo solo l’anteprima del messaggio e apriamo la chat senza essere certi del mittente? O per distrazione, magari non facciamo caso ai dettagli e, ormai troppo tardi, siamo caduti nella trappola. “Posso parlarti un attimo?“, è questo l’incipit che da qualche tempo circola su molti telefoni, portando con sé quell’aria di familiarità, ambigua sì, ma che ci porta lo stesso a cedere all’errore.
A scriverlo non è un amico né un conoscente, ma un contatto sconosciuto. Il numero da cui arriva ha un prefisso internazionale +91, lo stesso dell’India. Un ingranaggio ben preparato pronto a ingannare e rubare i tuoi dati.
Tutto comincia in modo rassicurante. Chi scrive usa un italiano quasi corretto, propone un piccolo lavoro da casa, qualcosa di semplice come mettere un like a un video o iscriversi a un canale YouTube. Non servono competenze, né tempo e c’è anche una ricompensa immediata: pochi euro che arrivano davvero, giusto per far credere che la proposta sia seria.
La vera truffa si manifesta dopo. Quando il truffatore, introduce la possibilità di guadagni più alti. La condizione? Un piccolo investimento, sempre più consistente man mano che la conversazione avanza. Si entra così in un circolo vizioso dove il denaro versato diventa irrecuperabile, e l’illusione del guadagno si dissolve lasciando solo una perdita reale.
Non è solo una frode economica. Spesso il raggiro assume anche una sfumatura emotiva. Alcuni truffatori fingono un legame che sembra autentico. Questo rapporto viene poi sfruttato per ottenere altro denaro, spesso giustificato da emergenze personali inventate o drammi familiari costruiti ad arte. È il volto più subdolo di quella che viene definita truffa sentimentale, ed è tra le più difficili da riconoscere in tempo.
Le autorità che monitorano il fenomeno parlano di vere e proprie reti organizzate. I numeri con prefisso +91 sono spesso collegati a gruppi capaci di gestire migliaia di contatti simultaneamente, utilizzando strategie diverse ma sempre orientate allo stesso obiettivo: ottenere fiducia, e poi approfittarsene.
Un particolare ricorrente, osservato anche dalla Polizia Postale, è il tentativo sistematico di spostare la conversazione su Telegram, un’app più difficile da controllare e monitorare. Lì le probabilità di denuncia si riducono drasticamente.
Rispondere può sembrare un gesto innocuo, ma espone a rischi concreti e gravi. Alcuni utenti, oltre a perdere denaro, si sono trovati coinvolti in estorsioni: foto o video privati inviati ingenuamente diventano strumenti di ricatto, usati per ottenere ancora più denaro o per minacciare la vittima. Il furto dei dati personali è un altro pericolo reale, perché una volta ottenute informazioni sensibili, i truffatori possono usarle per creare altri account, contattare amici o colleghi, e moltiplicare i danni.
La prevenzione passa dal non rispondere, segnalare il numero direttamente su WhatsApp, bloccare il contatto ed evitare ogni tipo di interazione con mittenti sconosciuti, soprattutto se con prefisso internazionale.
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